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Come elaborare un piano di conquista del mondo restando imperfetti

La più giovane, la più incinta, la più umana. Jacinda Arden – premier neozelandese – non si è allineata a norme tempi modi luoghi e modelli concepiti senza che fossimo previste in quei ruoli, si è dimessa perché “non ha più le energie” per proseguire il suo lavoro di grande responsabilità.  

Quello che ha fatto è abbandonare l’illusione di poter fare tutto che è il riassunto del workshop che ho fatto con Oliver Burkeman intitolato The Art of Imperfect Action.

Un workshop molto minfulness: la base per essere felicemente imperfetti è stare nel presente fra i propri limiti e imperfezioni, con garbo e consapevolezza.

Per farlo serve un atto di volontà: ciò a cui prestiamo attenzione definisce la nostra realtà quindi perché disperdere energie pensando alle cose che non avremo tempo di fare?

La risposta che si è data Arden è chiara, ma come ci si arriva?

Avremo sempre troppo da fare e questa consapevolezza è liberatoria

Oggi più che mai non c’è motivo di presumere che ci sia un’esatta corrispondenza tra tutte le cose che vorremmo fare o che riteniamo di dover fare e la quantità di tempo che abbiamo a disposizione. Grazie al capitalismo, alla tecnologia e all’ambizione umana, queste richieste aumentano, mentre le nostre capacità rimangono più o meno le stesse. Ne consegue che il tentativo di “sbrigare tutto” è condannato al fallimento. Anzi più attività svolgiamo, più ne generiamo.

Il lato positivo spiega Burkeman è che non dobbiamo rimproverarci per non aver fatto tutto, dal momento che, anche sforzandoci, è impossibile fare tutto.

La libertà di non riuscirci al contrario, ci fa inseguire cose frivole senza curarcene o cose importanti, poche, a cui dedicare meno tempo perché sia più facile essere costanti e per le quali siamo disposti a fermarci, a usare il nostro tempo con gioia. 

Quindi la prima domanda da farsi è: per cosa siamo disposti a fermarci? 

Nessuno pensa a noi più di quello che facciamo noi

In fondo le persone intorno a noi, a guardar bene, usano una buona dose di improvvisazione, pensano a noi molto meno di quello che pensiamo, così meglio accettare la persona che siamo – compresa la sensazione di non essere mai davvero capaci – e non quella di come dovremmo essere, e concentrarsi sulle cose che facciamo quotidianamente che valgono la pena di essere fatte. 

Quali scelte ci faranno crescere? Qual è la prossima cosa giusta più necessaria per noi? Quale quella più fattibile? 

  • Pensa a cosa vuoi fare bene.
  • Pensa se stai facendo qualcosa di utile a questa cosa.
  • Concentrati su una manciata di cose che contano e non tormentati con l’idea di dover fare tutto.  
  • Festeggia ogni giorno di aver fatto poche cose di quella lunga lista di cose da fare.  

Dieci minuti per il tuo piano di conquista del mondo

Se la felicità sta nelle scelte che ci faranno crescere, possiamo costringerci a prendere delle decisioni, compromettendoci nel dirle ad alta voce a qualcuno, mettendoci in una situazione da cui è difficile tirarci fuori, dedicandogli poco tempo al giorno, tutti i giorni. 

Come possiamo cambiare la nostra relazione con il tempo? Usando uno standard sostenibile quotidianamente, come quello dei dieci minuti al giorno.

  • Affrontiamo un progetto alla volta, per dieci minuti
  • Abbandoniamo piani ambiziosi ma dedichiamoci ad azioni misurabili
  • Festeggiamo le piccole vittorie quotidiane.

Dieci minuti in cui influenzare il nostro progetto e in cui il nostro progetto è influenzato dalla qualità del tempo che gli dedichiamo. Dieci minuti rubati alle attività fastidiose che fanno parte delle nostre giornate, a quelle di manutenzione che ci fanno andare avanti e che mandano avanti il lavoro, la nostra vita professionale. Dieci minuti tolti al resto. Anche alle nostre relazioni sociali e familiari.

Chiediti: qual è il tuo modo preferito di impiegare il tempo? Quali sono quelle cose a cui tieni di più, che ti danno più energia?

Quali azioni – quali atti di generosità o cura per il mondo quali piani ambiziosi o investimenti per il futuro – avrebbe senso intraprendere oggi se fossimo pronti a non vederne mai i risultati? scrive nel suo libro Burkeman.

Facendo spazio fra limiti e imperfezioni, scegliamo una sola cosa dall’elenco aperto e infinito delle cose da fare, decidiamo in anticipo dove falliremo, dimentichiamo il cellulare per creare la nostra routine dei dieci minuti e celebriamo cercando lo straordinario nell’ordinario le nostre piccole vittorie. 

Che aspetti a fare la lista delle cose che hanno funzionato in quei dieci minuti? Un elenco di piccole vittorie quotidiane può diventare un piano ben riuscito.

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