C’è una cosa che mi piace un sacco raccontare, una cosa di cui mi bullo, che è successa in aula durante un corso di formazione che ho tenuto da un cliente. Un cliente bello, di quelli che una volta finito ti chiedi se è esistito davvero.
E infatti sì, esistono anche i clienti belli. Gente disponibile, pronta a giocare con te. Ferma sulle scadenze così come sui pagamenti. Esistono.
Dicevo: è successo che eravamo in aula, e c’erano le mie slide che andavano e io che parlavo. Spiegavo come la differenza tra la carta e il web la fa, per lo più, il lettore. E via con Nielsen e il modello a F, con gli esempi, le precisazioni, il suono delle parole.
Poi c’è Calvino, che come fai a tenertelo per te?
Lui. Che già il nome fa una citazione. Che è più facile scegliere cosa non citare che cosa citare. Lui che le Lezioni Americane le ha scritte quando il web non era nemmeno un pensiero, e neanche una fantasia, lui che però nel web ci ha visto dentro.
Calvino è Calvino: o ti piace e ti piace tanto, o lo snobbi. E a me piace tanto. Si capiva dalle slide e da me.
Stavo facendo formazione, citando Calvino.
Poi è successa questa cosa che il cliente ha tirato fuori per tutti, in regalo, il libro che avevo citato nelle slide.
— simona sciancalepore (@lascianca) 2 marzo 2016
Così ho capito che Calvino piaceva anche a lui. E ho capito anche che certi fuori programma fanno bene al lavoro di tutti.
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