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Povero è un contenitore lessicale

C’è questo articolo di Francesca Mannocchi su La Stampa del 22 settembre, Povertà le mille ombre di Milano, che oltre ad essere scritto divinamente – della stessa autrice ti consiglio un libro Bianco è il colore del danno che ho amato – dice una cosa che merita d’esser fermata qui. Una cosa che dice Pina la fondatrice della Onlus La speranza che sta a Corsico, comune a Sud Ovest di Milano.

Pina dice una cosa che riguarda le persone che aiuta, scrive la Mannocchi: “Di tutte le frasi che aveva usato mesi fa per raccontarmi il suo impegno, quella che più mi aveva colpito è: non mi piace la parola poveri. La sostituisce, sempre, con «persone in difficoltà»”.

Povero, dice, è una parola facile, perché povero è una categoria, un contenitore lessicale in cui le statistiche sanno dove inserire chi non ce la fa. E la politica, quella della televisione, si relaziona alle categorie o stanziando soldi a pioggia e buoni spesa quando ci sono i fondi o facendo grandi proclami e altrettanto grandi promesse quando i soldi non ci sono e resta spazio solo per gli slogan.
«Considerarle persone in difficoltà significherebbe per loro – dice Pina – riflettere sulle cause strutturali che li hanno portati a non avere più soldi per mangiare». A non essere più uguali a prima, a non essere soprattutto uguali agli altri. La disuguaglianza sociale, per lei, è questo: non voler vedere come fa un altro a vivere con 500 euro al mese. «Ma lo sanno, loro lo sanno come si vive. Si vive male. Si vive di vergogna».

Questo distinguo mi ha fatto pensare a come organizzare le informazioni perché si crei valore e perché ci sia senso fra loro. Mi ha fatto pensare alle parole di Luca Rosati quando dice che “la relazione fra le informazioni è più importante delle informazioni stesse” e che di questa rete di relazioni facciamo parte tutti e contribuiamo ad essa.

Mi ha fatto pensare a quanto sia politica anche l’uso di una semplice parola, a quanto le parole hanno il potere di definire realtà e comportamenti.

Persone in difficoltà attiva una rete di relazioni più grande di quello che fa la parola povero. Relazioni che possono diventare azioni. Azioni che possono cambiare il mondo.

Chissà quanti contenitori lessicali abbiamo, sarebbe da farci un esercizio. Qual è il tuo?

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