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Appunti per una nuova religione

Io se c’è un libro di Keri Smith lo vedo e lo compro. Poi magari per non stropicciarlo lo guardo e basta (mentre di solito i suoi vanno fatti), ma scatta quella cosa per cui DEVE essere mio. Aggiungici che nell’ultimo periodo non sono stata bene (che novità), così ho camminato tanto, mi sono avvicinata al Kundalini yoga, ho fatto un sacco di pensieri belli e brutti, ho convissuto con l’ansia, ho preso appunti e sono inciampata in una serie di libri che pur molto diversi tra loro parlavano sempre delle stesse cose: camminare, respirare, guardarsi attorno, meditare, scrivere. Praticamente le basi della mia nuova religione.

Keri Smith col suo “The Wonder society, la rivoluzione creativa della vita quotidiana” non è da meno e nel suo viaggio alla scoperta della Wander Society incappa in una frase latina che fa così:

Solvitur ambulando

che significa “si risolve camminando”. Nell’introduzione dice anche che i libri vengono a noi quando siamo pronti per leggerli e non posso che essere d’accordo, visto quello che mi sta capitando.

Siccome anch’io ho deciso di risolvere un po’ di faccende camminando, assecondando la mia natura di errante, spero che questi appunti, tratti dal suo libro, su chi vaga, cammina, erra per le strade, i boschi e i prati ti aprano nuove prospettive com’è successo a me.

Sono uscito per fare una passeggiata e ho finito per star fuori fino al tramonto del sole, perché andare fuori, mi sono accorto che in realtà significava andare dentro – John Muir, Diari inediti

Camminare senza meta

Mia madre e mio padre raccontano di un viaggio a Venezia dove io avevo sì e no cinque anni. Non eravamo soli con noi c’era un’altra coppia con un’altra bambina della mia età. Lei accettava volentieri di essere presa in braccio, io camminai senza sosta. Cammino ancora senza sosta. Non sempre ne ho il tempo, ma ci provo.

Oserò esporre qui la più grande la più importante la più utile regola di tutta l’educazione? Non si tratta di guadagnar tempo ma di perderne – J.J. Rousseau, L’Emilio

Cammino e perdo tempo per ritrovare le idee. Mi apro all’inaspettato e alla bellezza delle casualità, cercando una cosa ne trovo spesso un’altra. Faccio così:

  • non pianifico l’uscita. Lascio la mia anima e la mia mente libere di vagare. Prendo consapevolezza del qui e dell’ora cioè semplicemente respiro
  • il tipo di respiro cambia in fretta, diventa più profondo appena trovo il mio ritmo
  • sento la natura, sviluppo un senso di appartenenza verso l’ambiente, un giorno spero anche di arrivare ad un nuovo livello di consapevolezza
  • sto dentro di me e ascolto i segnali che mi circondano
  • se ho con me il quadernetto e di solito ce l’ho, prendo appunti, documento quello che vedo seduta da qualche parte
  • fantastico su tutto, mi abbandono al flusso dei miei pensieri
  • limito l’uso della tecnologia (che fatica non tirar fuori il cellulare dalla tasca con una scusa!)

Dice Keri che camminando penserai a scrittori, pensatori, filosofi creativi che l’hanno fatto prima di te, ricordati di ringraziarli mentre ti affidi a loro perché ti concedano l’idea che cerchi.

Camminare è come meditare

Non lo sapevo, ma camminare apre le porte della meditazione itinerante che significa stare concentrati sui piedi che toccano terra e sul fatto che

Quando cammini ogni passo segna un arrivo – Thich Nhat Hanh, How to walk

Ho con me sempre il minimo indispensabile, carta, penna e telefono, praticamente un ufficio.

Cos’è il tuo studio?
È due piedi che camminano
James Lord, Ritratto di Giacometti

Mi perdo nei miei pensieri e per le strade, osservo il quotidiano e il tempo che passa, lascio che il camminare faccia parte del mio stile di vita come lo sono altre attività pratiche come cucinare, scrivere, fare la maglia, fotografare. 

Ricordati che la tua mente è potente solo se le dai lo spazio necessario per meditare.

C’è una poesia di Walt Whitman, che era uno che vagava spesso e si dice sapesse per questo come incoraggiare e influenzare positivamente gli altri, che dice cercami sotto le suole delle tue scarpe. Ecco questo verso lo voglio fare mio e trasformarlo in conoscimi dalla suola delle mie scarpe.

Infondo si comincia inseguendo una foglia e si finisce a inseguire i progetti nel cassetto.

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