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Ottobre a New York

Cominci a costruire la tua New York privata appena posi gli occhi su di lei – Paolo Cognetti New York è una finestra senza tende

Il primo autobus, la prima coda di gente e quella di macchine, il primo odore inaspettato, le prime luci accavallate, il chiasso.

L’autunno sa di pumpkin spice

L’aria di New York sa di hot dog speziati già appena fuori dall’aeroporto. Fra il traffico, ci sono gli autobus che gridano I <3 NY, a suggerirti cosa pensare.

New York è un mondo, non è una città. Sa essere casa per tutti coi suoi teatri, le piazze, i parchi, il fiume, i musei, la biblioteca pubblica, i grattacieli, i diner, l’insonnia e le sue contraddizioni.

New York è farsi delle domande, continuamente.

Se la osservi da vicino, cosa noti? Tanti grattacieli e che cosa noti per prima cosa? La luce.

Se provi ad avvicinarti un po’ di più alle sue vetrine e poi torni lentamente indietro, allontanandoti, gli occhi iniziano ad abituarsi a quella luce, consentendoti di vedere le forme della città.

A New York i grandi palleggiano nei campetti della città con gli sconosciuti. I bagni sono sempre puliti. Rinascere sembra possibile. New York è una combinazione di più cose ed è sempre la solita cosa, non racconta mai una storia completa.

Mi chiedevo, chissà dove vanno le anatre quando lo stagno gela e diventa tutto di ghiaccio. Chissà se qualcuno arriva con un camion e le porta allo zoo o chissà dove. O se volano via e basta

– J.D. Salinger

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